La celebre statua equestre di Marco Aurelio, per secoli davanti al Laterano, fu trasferita nel 1538 sul Campidoglio per volontà di Paolo III Farnese, nell’ambito del ridisegno della piazza affidato a Michelangelo. L’artista non solo immaginò l’assetto scenografico della nuova piazza, ma progettò anche il basamento del monumento. Oggi all’aperto si trova una copia (collocata negli anni ’90), mentre l’originale, in bronzo anticamente dorato, è conservato all’interno dei Musei Capitolini per ragioni di tutela.
In occasione dello spostamento sul Campidoglio fu istituita una dignità curiosa e ambitissima tra i nobili: il “Custode del Cavallo”, nominato direttamente dal papa. L’incarico aveva anche una piccola “paga” in natura: dieci libbre di cera, tre di pepe, sei paia di guanti, alcuni confetti e due fiaschi di vino.
La statua sopravvisse al Medioevo perché ritenuta per lungo tempo l’immagine dell’imperatore Costantino (il cosiddetto Caballus Constantini), e quindi “salvata” dalla rifusione del bronzo.
Le tracce di doratura dell’originale sono ancora visibili da vicino; il gesto del braccio teso è stato interpretato come atto di clemenza verso un nemico vinto, forse un piccolo gruppo scultoreo perduto ai piedi del cavallo